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M‍auro Martinoni

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Pasqua 2024.


Ha piovuto. Ha nevicato. Tanto.

“Finalmente” ha detto Roland David caposezione forestale. «Quando ero bambino nevicate anche di 80 centimetri erano frequenti. Si prendeva la pala e si spalava». Anche a Rivapiana nevicava e pioveva e il lago usciva in strada. Era bello, si slittava sulla strada e si sperava che il comune non arrivasse con la cala troppo presto a rovinare la pista. Certo la gente brontolava anche allora, ma prendeva la pala se c’era la neve, tirava la barca sul prato se l’acqua era alta.


Il lago è uscito e si è mangiato la riva: le panchine sono sott’acqua. “il lago è uscito a fare una passeggiata e si è riposato sulle panchine” avevo scritto in un tema, evidentemente sull’acqua alta. L’acqua aveva invaso la cantina. ”Tranquilli, le botti sono a un metro di altezza, l’acqua andrà via” diceva il nonno. Si sapeva, non si metteva niente in basso. Poi l’acqua si ritirava. Restava una puzza di marcio, poi scompariva anche quella. Le barche tornavano al porto e la riva riappariva, con tanti pezzi di legno pronti per il camino. Nostalgia?


Solo un ricordo di un diverso rapporto con gli eventi naturali, vissuti come normali anche nei suoi eccessi. Come integrare un fatto naturale nella comprensione del nostro mondo, farlo diventare oggetto di cultura. L’acqua alta è colpa dei nostri peccati, dell’uso smodato delle risorse o semplicemente del governo? Oppure è normale così. E’ un problema culturale, dare un significato culturale a eventi naturali che non possiamo controllare.


Cultura, prendersi cura, come processo vitale.

 

7 aprile 2024

 

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