Sono vecchio.
Quando ho cominciato a a lavorare nei progetti educativi in Ticino c’erano due procuratori pubblici, Dick Marti nel Sopra e Paolo Bernasconi nel SottoCeneri.
Ci si rivolgeva alla giustizia solo in casi gravi. Le sentenze arrivano in tempi brevi. Non si parlava di crisi della giustizia.
Già allora era capitato che un allievo - in questo caso di classe speciale – si fosse addormentato e scivolato sul pavimento nell’ultima fila del furgone. L’autista chiude il furgone e se ne va a pranzo.
I genitori non vedono arrivare il figlio a pranzo, allarmano la maestra, la maestra allarma il direttore. Non si trova l’autista, partito per un altro impegno. Poi finalmente si può entrare in garage e si trova il ragazzo pacificamente addormentato.
Immediati i contatti del direttore con i genitori, che conosceva già bene perché questo era il suo compito principale. Un incontro con genitori, autista, maestra. Evidentemente a casa dei genitori dove loro si sentono forti e protetti, “i presunti colpevoli” come ospiti.
Finì con qualche lacrima, un caffè e una fiducia ristabilita.
Ho letto recentemente di un caso analogo. Denuncia penale all’autista per negligenza. Tra due anni sarà fatta giustizia. L’autista sospeso in attesa di giudizio potrà riprendere il suo lavoro. Genitori e docenti ormai separati, non certo seduti nel salottino di casa a cercare di capirsi e sentirsi alleati.
Lascio immaginare le udienze, le perizie, i documenti, la sofferenza di tutte le parti. Crisi della giustizia, tempi lunghi, aumento dei costi. Magari serve un nuovo palazzo.
Ultime notizie: l’autista non è colpevole. Accusata è la scuola, infatti non esiste un Regolamento che precisi i compiti dell’autista, in particolare come debba essere svolto il controllo per verificare che tutti gli allievi siano scesi e che siano scesi alla fermata giusta. La soluzione più probabile, vista l’impossibilità di sommare l’attenzione alla guida con il controllo degli allievi, è che il Regolamento renderà obbligatoria la presenza di una accompagnatrice/tore. Evidentemente con una formazione adeguata. Il DFA ha già ricevuto il mandato di organizzare un corso almeno a livello CAS. Sempre nell’ottica dell’efficienza e della diminuzione dei costi.
Penso a quando, magari sbagliando, si risolvevano i piccoli conflitti attorno a una tazza di caffè. Si potrebbe chiamare giustizia riparatrice, che cerca le soluzioni e non i colpevoli.
Adesso se inciampi in un sentiero di montagna per un ramo di traverso devi denunciare il patriziato, o l’ente sentieri o il sindaco. L’importante è fare una denuncia e trovare un colpevole.
Fare attenzione e spostare il ramo non è più di moda.
Crisi della giustizia.