Sfoghi

I cervelli fuggono

Era già capitato con le braccia. Quelle dei ticinesi nel secolo scorso in Australia, in California. Più recentemente dal Sud Italia per la Svizzera E poi ci accorse che era più complicato Come disse Max Frisch “Cercavamo braccia e sono arrivati uomini”.

Non fuggono i cervelli, ma le persone. Il cervello è collegato con un cuore, con le mani. Isolare il cervello è sbagliato, legato a un modo superato di leggere le attività umane. Mestieri manuali e intellettuali. I secondi più nobili dei primi. Come se non fossero le mani del chirurgo che operano. O il cuore dell’artista che suscita emozioni.

Una concezione che non permette di capire la realtà odierna. Il lavoro del contadino è manuale? Forse prima di rispondere bisogna visitare una stalla moderna di montagna dove le mucche vengono munte da un robot in modo automatico, mentre il contadino guida con un telecomando un apparecchio che taglia il fieno sui pendii più ripidi. Poi la sera fa il bilancio della sostenibilità dei suoi processi di produzione. Il lavoro del medico è intellettuale? Magari quando il latino era la chiave della conoscenza, ora provate ad assistere a un esame clinico con strumenti sofisticati, guidati da tecnici specializzati. Poi certo c’è la sintesi, la comunicazione con il paziente, l’etica.

Mi pareva una premessa necessaria. Altrimenti si applicano criteri vecchi a problemi nuovi. Come un Sindacato docenti che si allarma dell’abbassamento “dell’asticella” perché, con opportuni complementi, le maturità professionali possono dare accesso alla formazione di insegnante. Come considerare la scuola media propedeutica al liceo e il liceo l’unico luogo per nutrire i cervelli, dimenticando la ricchezza degli altri contesti dove il cervello, le mani e il cuore trovano il loro sviluppo.

Allora nessun problema? I cervelli non fuggono? Certo le persone si spostano cercando le condizioni migliori per sviluppare le loro competenze tecniche, scientifiche, artigianali, artistiche. Devono partire da questo fazzoletto di terra per fare esperienze, acquisire nuove competenze, stabilire contatti. Intanto altre persone arrivano da noi e ci portano nuovi stimoli, nuove competenze.

Poi qualcuno torna e diventa Rettore dell’Università, o fonda una ditta artigianale o riprende l’azienda agricola del padre o diventa ricercatore in un istituto di biomedicina. Movimenti complicati perché difficile è trovare o creare le condizioni per poter valorizzare con successo, in una piccola realtà, le competenze acquisite.

Oggi in Ticino il bilancio finale sembra negativo, ma difficile da capire in tutti i suoi aspetti. Non ho soluzioni e non ho neanche i dati: non so quanti partono e quanti tornano e quando; quanti arrivano e restano; quanti vorrebbero venire e non possono. Movimenti complessi di persone, con mani, cuori e cervelli.

Vedere solo cervelli – e pensare solo agli accademici – potrebbe serbarci brutte sorprese. E’ già capitato


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