Non mi piacciono i prati inglesi, belli lustri di verde, senza un’ortica.
Le erbe sono diverse, ci sono le ortiche che pungono, il basilico che profuma, il grano che nutre.
Gli animali sono diversi, noiosi come le zanzare, simpatici come le galline, pericolosi come i cani rabbiosi.
Diversi sono i contesti in cui la natura si manifesta: la pioggia o l’alluvione, il solido terreno o il terremoto, la neve soffice o la valanga.
Questa diversità fondamentale non ha una base legale: in nessuna nazione, né in quelle dittatoriali né in quelle democratici, né nelle piccole comunità anarchiche.
E’ inutile chiedersi se si è d’accordo o no. La diversità e l’imperfezione, lo squilibrio che ne consegue sono costitutive. Non si cambiano. Fanno parte della vita, che è diversa e imperfetta.
Questo non vuol dire che mi piace. D’altra parte quando qualche miliardo di anni fa è partito il processo con il big bang nessuno mi ha chiesto il parere. Pare non sia neanche stato deciso a maggioranza. E non c’era base legale.
Non mi piacciono le zanzare, l’afa estiva, le persone noiose, ma ho capito che devi imparare a convivere, senza sperare di eliminarle. Appena avete eliminato una persona noiosa, un’altra occupa il suo posto. È come l’anziano del villaggio, o l’ultimo della classe o della corsa.
La diversità si manifesta anche nella sensibilità verso certe espressione della vita collettiva.
Personalmente l’investimento di soldi pubblici e privati nello sport competitivo mi dà fastidio.
Pesticidi generosamente utilizzati per avere terreni di calcio perfetti, energia per creare ghiaccio d’estate, forze di polizia per sedare scontri tra tifoserie. Non episodi sporadici, ma previsti e prevedibili. Non per questo penso che bisogna intervenire con le ruspe per distruggere gli stadi.
Anche certe forme che si vogliono culturali mi lasciano perplesso. L’uso di soldi pubblici per mettere in mostra, e magari restaurare, la scatola con la merda dell’artista mi sembra un abuso. Accetto la diversità, ognuno si identifica con il suo prodotto – la merda in questo caso - ed è umano volerlo rendere eterno. Mi piace molto il teatro, non tutto, meglio spesso quello di una piccola compagnia, magari in strada o in uno scantinato.
Sono convinto che per vivere bene ci vuole una comunità. Per qualcuno la parrocchia, per altri il club sportivo, il gruppo teatrale, il centro sociale autogestito, la banda musicale.
Come un prato biodiverso dove tante erbe diverse crescono, fioriscono e attirano le farfalle. Dove c’è posto anche per le ortiche che non piacciono a tutti: pungono ma devono trovare il loro spazio.
E poi il risotto alle ortiche a me piace.